Le Mie Passeggiate

il sito di Giuseppe Albrizio

Appennino oltre i 2000 metri

Torrione Cambi e Vetta Centrale: da Campo Imperatore

Torrione Cambi (2875 m) e Vetta Centrale (2893 m)

dall’Albergo di Campo Imperatore per il Sassone, il Bivacco Bafile e la Forchetta del Calderone

Itinerario alpinistico in ambiente severo (farsi accompagnare da persone esperte o guide alpine, periodo consigliato da Luglio a Settembre, non affidarsi più di tanto alla traccia GPX), riservato ad escursionisti esperti capaci di sapersela cavare su passaggi di I, II, e III grado; per questo motivo è un itinerario poco frequentato. Quando sulla Vetta Occidentale si contano centinaia e centinaia di persone e sulla Vetta Orientale qualche decina di persone, qui non c’è nessun escursionista o si contano sulle dita di una mano. Nel 2017 la ferrata che conduce al Bivacco Bafile è stata ristrutturata, la via ora (solo quella che conduce al Bivacco) non presenta notevoli difficoltà tecniche. Prima della ricostruzione c’era da superare una parete rocciosa di circa 25 metri (II grado) ripida e senza nessuna protezione e di conseguenza al Bivacco ci arrivavano solo escursionisti molto esperti e rocciatori; ora anche questo tratto è stato attrezzato molto bene.

Tempo di salita: 5,30 ore - ascesa 900 m - Km 6 - traccia GPX

Tempo di ritorno per la stessa via: 4 ore - Km 5

Carta: Gran Sasso 1:25000, fronte retro, Escursionismo e sci alpinismo, Ed. Il Lupo

Accesso: Da Assergi si prende la Strada Statale della Funivia del Gran Sasso d'Italia (n 17 bis), superata la stazione inferiore della funivia si prosegue per Campo Imperatore. Più avanti, ad un bivio, si va a sinistra per l'Albergo di Campo Imperatore (stazione superiore della funivia) dove si parcheggia nell'ampio piazzale, quota 2130 m.

Itinerario: Si inizia a salire in direzione del Rifugio Duca degli Abruzzi che si trova vicino alla cima di Monte Portella, visibilissimo dal parcheggio; si lascia a destra l’orto botanico e l’osservatorio astronomico e al bivio di quota 2210 m si prende a destra verso la Sella di Monte Aquila. Si traversa tutto il versante Sud-Est del Monte Portella e con una ripida serpentina si raggiunge il valico, quota 2335 m.

Si prosegue in direzione Nord-Nord-Est lasciando a sinistra il sentiero per la via normale al Corno Grande Vetta Occidentale e il Rifugio Garibaldi. Più avanti si trascura a destra il sentiero per il Monte Aquila e si avanza in direzione Nord superando la Sella del Corno Grande, quota 2421 m.

Si sale ripidamente tra sfasciumi di sassi e roccia scegliendosi la via migliore, il sentiero è segnato ma la massa detritica in continuo movimento fa deviare il percorso. Si punta ad un enorme masso appoggiato sul costone Sud del Corno Grande, il Sassone, quota 2500 m.

Superato l’enorme macigno, si continua a salire lungo una cresta dove, a destra, grandi massi, rocce e breccia precipitano verso la Valle dell’Inferno. Si giunge cosi a quota 2620 m dove c’è una biforcazione segnata da cartelli escursionistici: dritti si prosegue per la direttissima alla Vetta Occidentale del Corno Grande, a destra parte la ferrata per il Bivacco Bafile (1,45 ore, ascesa 500 m).

Indossato il kit da ferrata si va a destra e si attraversa un canale pieno di sfasciumi, dall’altra parte per superare l’enorme sperone Sud-Sud-Est della Vetta Occidentale iniziano i cavi di acciaio. La parete è composta prevalentemente da rocce instabili, si sfrutta una cengia stretta ed esposta a destra.

Si passa accanto ad una piccola grotta naturale e poi si risale una paretina verticale di pochi metri grazie ad una scaletta metallica ed alcuni appigli artificiali; stupendo è lo sguardo verso i monti del “Centenario”.

Si continua lungo una sporgenza quasi pianeggiante fino sotto una paretina rocciosa di circa 25 metri, il cavo di acciaio è sempre presente ed è posizionato molto bene. Risalito il muro, leggermente coricato, si prosegue ancora lungo la cengia (vedi Nota1) fino al Belvedere da dove ci si affaccia sulla grande comba, una vasta depressione brecciosa a Sud-Est tra la vetta Occidentale ed il Torrione Cambi.

Nota1: sulla parete della cengia prima di scendere nel grande anfiteatro breccioso c’è una targa (che ha bisogno di un urgente restauro) che ricorda il Maresciallo Capo dei Carabinieri, Maurizio Polletti che prestava servizio nel Primo Reggimento Paracadutisti “Tuscania” di Livorno. Morto all’età di 34 anni (26 Dicembre 2006) mentre, libero da servizio, stava effettuando un’escursione ed è scivolato nel dirupo sottostante.

Attraversata la conca dove ad inizio estate si trova ancora neve, pericoloso l’attraversamento in questo caso senza almeno una piccozza, si scende lungo una paretina di circa 5 metri aiutati da gradini di ferro conficcati nella roccia e si arriva al bivio (2600 m) che a sinistra porta (con alcuni passi di III grado) alla Forchetta del Calderone. Si prosegue dritti e un’ultima cengia attrezzata ci porta al Bivacco Bafile 2669 m (1,15 ore - ascesa 150 m).

Dopo aver curiosato presso il bivacco si ritorna al bivio di quota 2600 m (0,15 ore) e si entra in un canalino, in direzione Nord-Ovest, segnato con vecchie bandierine giallo rosso che si risale fino alla Forchetta del Calderone. Ci si tiene sul fondo, si superano alcuni massi, si passa un masso incastrato, si entra in una strettoia e la si risale uscendo a sinistra, si costeggia la parete a destra e si perviene alla Forchetta del Calderone 2790 m (0,45 ore). Le difficoltà sono in successione di I, II e passi di III grado.

Si scende sul versante opposto tra massi per una decina di metri, poi si prende a destra sfruttando un canalino sempre tra massi fino a raggiungere il bordo di una terrazza che si attraversa quasi in piano, tagliando tutto il versante Ovest del Torrione Cambi fino ad intercettare il canalino della Via Gualerzi che parte dal Ghiacciaio del Calderone sottostante. Si sale una paretina alta un paio di metri (II grado) e si entra in un canale stretto e pietroso molto pericoloso perché si incanalano sassi e scariche di pietra che scendono dall’alto (qualche anno fa mentre arrampicavo su questa paretina per raggiungere la Forchetta Gualerzi, senza corde e nessuna altra protezione tranne il casco, ho sentito dei rumori strani che venivano dall’alto, rumori sempre più forti e “paurosi”, dopo pochi centesimi di secondi ho capito che erano partiti dei sassi e che precipitavano verso il canalino dove mi trovavo, urlo al mio compagno molto giovane (13 anni) che stava sotto di mettersi al riparo, guardo in basso e mi rassicuro perchè si trovava fuori dall’eventuale passaggio, l’unica cosa che mi rimaneva da fare era attaccarmi il più possibile alla parete e sperare che i massi, data la loro velocità, mi superassero senza prendermi. Dopo pochi secondi guardo in alto e li vedo passare con un rumore assordante, prima uno, poi tre e poi una scarica che mi superano e continuano a precipitare passandomi 20-30 centimetri dalla mia testa, massi grandi anche come palloni da rugby. In quel momento ero freddo grazie all’adrenalina che mi era salita ma, dopo poco tempo, ripensandoci e ricordando ancora ora “che paura”!). Con passi di III grado si supera il canale e ci si trova su una scarpata piena di sfasciumi; in pochi minuti si è sulla Forchetta Gualerzi (0,40 ore, 2840 m) che separa il Torrione Cambi che abbiamo a destra (Sud) con la Vetta Centrale che si trova a sinistra (Nord).

Le difficoltà maggiori sono finite, in pochi minuti si risale l’aerea e ripida dorsale del Torrione Cambi guadagnando la cima 2875 m (0,20 ore a/r) dove c'era il libro di vetta integro, ancora non terminato, di qualche anno addietro (non rovinato da nessuno e, dopo utilizzato, sempre posto in maniera perfetta nel suo contenitore metalllico). Sfogliandolo ho trovato un mio messaggio scritto sette anni prima, segno che questa è una cima raggiunta da pochi escursionisti. Ritornati alla Forchetta Gualerzi si scende sul versante Sud-Est di una quarantina di metri di dislivello fino all’inizio di un altro canalino che sale a sinistra (Nord-Est), si passa sotto un masso incastrato (II grado) ed infine superato su pietraio un ultimo ripido pendio si è in vetta (0,30 ore, 2893 m).

Tempo di ritorno, per la stessa via, 4 ore, senza considerare la sosta “pranzo” che abbiamo fatto sulla Forchetta Gualerzi con la presenza a tavola di alcuni invitati: Corvi imperiali per niente intimoriti e che assaggiavano con gusto.

cartina 1-2

cartina 1-2 Google Earth

cartina 2-2

cartina 2-2 Google Earth

grafico altimetrico

grafico altimetrico Torrione Cambi Vetta Centrale

001 - Verso la Sella di Monte Aquila

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002 - dalla Sella di Monte Aquila vista del Corno Grande Vetta Occidentale e

il Sassone

002

003 - il Sassone

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004 - la ferrata per il Bivacco Bafile

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005 - parete esposta che si supera con una scaletta metallica

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006 - il tratto più difficile (fino alla costruzione della ferrata) per raggiungere

il Bivacco Bafile, parete di 25 metri esposta

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007 - particolare del cavo che ora rende il passaggio molto facile

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008 - quando non esisteva il cavo d’acciaio

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009 - il Bivacco Bafile

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010 - masso incastrato salendo verso la Forchetta del Calderone

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011 - la terrazza del Torrione Cambi e la Forchetta

del Calderone visti prima di entrare nel canale-camino

per la Forchetta Gualerzi

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012 - la terrazza del Torrione Cambi, il Ghiacciaio del

Calderone e la Vetta Occidentale visti dall’inizio del

canale-camino per la Forchetta Gualerzi

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013 - la Sella dei Due Corni vista dall’inizio del

canale-camino per la Forchetta Gualerzi

013

014 - dalla Forchetta Gualerzi vista del Bivacco Bafile

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015 - la Vetta Centrale vista dal Torrione Cambi

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016 - dal Torrione Cambi vista della Vetta Occidentale e di quello che rimane

del ghiacciaio del Calderone

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017 - il canalino che porta sulla Vetta Centrale, si nota

il masso incastrato, ci si deve passare sotto

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018 - particolare del masso incastrato nel canalino della Vetta Centrale

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019 - la parte superiore per il canalino che porta sulla Vetta Centrale

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020 - sulla Vetta Centrale

020

021 - dalla Vetta Centrale vista del Corno Piccolo

021

 

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Ultima modifica: 30 Aprile 2018

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